L’inquinamento indoor negli uffici: la sindrome dell’edificio malato e la sindrome da agenti chimici multipli

La qualità dell’aria degli ambienti di lavoro, dove i lavoratori trascorrono una gran parte della propria vita, è un fattore molto importante per la salute e la sicurezza, ma è anche un’aspetto poco indagato sia dalla ricerca sullo stress lavoro-correlato, sia dalla ricerca specifica sul Tecnostress.

Come invece abbiamo imparato da questo articolo sul microclima negli uffici,  è un fatto certo che l’aria degli ambienti – in special modo quelli confinati – può spesso contenere composti chimici che possono essere tossici e/o cancerogeni come i VOC (composti organici volatili), il più noto dei quali è la formaldeide contenuta nelle colle dei mobili, ma anche nelle esalazioni di detersivi, spray e nel fumo di sigaretta) che sono causa di una vasta gamma di effetti che vanno dal disagio sensoriale fino a gravi alterazioni dello stato di salute. L’aria degli uffici può anche essere inquinata dalle dannose nanoparticelle, come quelle derivanti dai toner delle stampanti laser.

Si tratta di problemi noti, già nel 1987 l’Organizzazione Mondiale della Sanità “ha riconosciuto e definito la Silk Building Syndrom (Sindrome dell’edificio malato – SBS)”; e la Multiple Chemical Syndrome (MCS). In un recente studio l’Accademia Nazionale delle Scienze Americana ha stimato in 37 milioni di statunitensi i malati di Sindrome MCS.

Al VII Convegno Nazionale di Medicina Legale Previdenziale che si è tenuto a Giardini Naxos (ME) dal 22 al 24 ottobre 2008 è stato presentato un contributo scientifico presentato sul tema delle conseguenze dell’inquinamento indoor negli uffici.

Nel documento “Sindromi correlate all’inquinamento indoor negli uffici (Building related illnesses – Silk Building Syndrom Idiopathic Environmental Intolerance – multiple chemical syndrome): modello di Sindrome da esposizione combinate tra xenobiotici a basse dosi, ruolo dei polimorfismi genetici degli enzimi metabolici come biomarkers di suscettibilità”, scritto da G. Rao, L. Iannicelli, G. Cortese e S. Gibilisco, viene presentata una rassegna dei dati di  epidemiologia molecolare sugli effetti “dell’esposizione combinata a ozono solventi organici ambientali e PM 2,5” (particolato aerodisperso) a basse dosi in ambiente indoor negli uffici.

Nel documento si ricorda che “è difficile accettare che l’aria contenuta nelle abitazioni o nei luoghi di lavoro non industriali possa costituire un reale rischio per l’integrità fisica delle persone”, ma “il problema dell’inquinamento indoor è un fenomeno antico”.

Nel documento si mostra come negli uffici si può creare un’interazione tra nox e vocs (solventi organici liposolubili),  metalli pesanti (particolati)  e ossidanti (ozono) che, in maniera sinergica  con sostanze reattive secondarie, determinerebbero uno stress ossidativo a livello neuronale e immunitario.

Questo stress ossidativo può innescare una reazione immuno-infiammatoria sub clinica che si traduce “in termini clinici in una serie di sintomi aspecifici: irritazione degli occhi, delle vie aeree e della cute, tosse, senso di costrizione toracica, sensazioni olfattive sgradevoli, nausea, torpore, sonnolenza, cefalea, astenia”.

Inoltre la SBS – “definibile come complesso di sintomi di malessere generale, non specifici ma ripetitivi, lamentati dagli occupanti di particolari fabbricati (con ambienti sigillati e dotati di impianti per il condizionamento dell’aria) che spariscono allontanandosi dagli edifici” – rappresenterebbe uno stadio della MCS che si verifica quando una persona è sottoposta ad una esposizione chimica.

I sintomi dei pazienti “in seguito all’esposizione chimica, non sono rilevabili clinicamente”, ma possono “includere dolore alle articolazioni e ai muscoli, cefalea, affaticamento (stanchezza cronica), rossore, prurito, nausea, tachicardia, asma” e “si manifestano in una elevata percentuale di soggetti che lavorano in ufficio (in genere superiore al 20%), scompaiono o si attenuano dopo diverse ore dopo (da poche ore a 2 -3 giorni)  dall’abbandono dell’edificio”.

Nel documento vengono anche indicate alcune misure preventive per difendersi dalle conseguenze dell’inquinamento indoor:

  • ventilare adeguatamente gli spazi chiusi
  • preferire apparecchiature a bassa emissione di ozono
  • impiegare stampanti laser dotate di filtri per l’ozono
  • effettuare un’adeguata manutenzione delle apparecchiature
  • collocare le apparecchiature in ambienti separati e dotati di sistemi di ventilazione muniti di scarico delle emissioni verso l’esterno
  • delocalizzare” gli archivi cartacei
  • selezionare fogli che non abbiano subito trattamenti con formaldeide
  • dotare gli ambienti lavorativi di filtri foto catalitici per l’abbattimento dei vocs

Per scaricare la ricerca “Sindromi correlate all’inquinamento indoor negli uffici” clicca qui (in pdf).