“Ci accorgiamo facilmente che un nostro caro non mangia in modo sano. Se un familiare si ingozza di cibo spazzatura, se non consuma frutta e verdura e poi si lamenta di non essere in forma, possiamo sempre suggerirgli con gentilezza di cambiare il suo approccio al cibo. Ma siamo in grado di capire se la nostra dieta digitale è sana? E affrontiamo l’argomento?” La scrittrice Tanya Goodin ci provoca con una domanda tutt’altro che banale. Fare una dieta sana non significa privarsi totalmente di alcune categorie di cibi, siano essi grassi o carboidrati, bensì è ormai noto che la chiave, come spesso accade, stia nella moderazione; allo stesso modo dunque fare una dieta digitale non comporta necessariamente la privazione assoluta dall’utilizzo dei dispositivi, quanto piuttosto la ricerca di un punto di equilibrio, magari praticando una sorta di disintossicazione dal mondo digitale, con lo scopo di recuperare un rapporto con esso sano e sostenibile nel lungo periodo. L’autrice, nel suo libro “Digital detox” (2019), ci suggerisce dei piccoli accorgimenti applicabili già a partire dall’ambiente familiare:
• Parlarsi: una cosa che potrebbe sembrare scontata ma che possiamo iniziare a fare per tenere sotto controllo l’uso dei dispositivi e recuperare l’armonia è parlare in famiglia del loro utilizzo, non solo quando abbiamo bisogno di aiuto da nostro figlio adolescente per il loro utilizzo. Regalare un device per Natale può trasformarsi in un’occasione per discutere insieme del suo corretto utilizzo e trovare soluzioni condivise tra i membri, evitando in tal modo di incorrere in spiacevoli litigi.
• Fissare limiti temporali: riprendere il controllo sul tempo da trascorrere davanti agli schermi, stabilendo orari e luoghi device-free. Un’idea che la Goodin propone è quella di decidere insieme alcune zone della casa in cui vietare l’accesso ai dispostivi, zone dove dedicarsi gli uni agli altri o magari trascorrere del tempo da soli con nuove attività creative.
• Definire un “piatto digitale sano”: è consigliato acquisire l’abitudine di capire chi e come sta sgarrando e magari iniziare a pensare a una dieta digitale sana da condurre in casa. Discutiamo con i nostri genitori, figli, compagni, di come dovrebbe essere un “piatto digitale sano”, di quanto tempo spendere online per questioni di lavoro e di svago e quanto concederci invece per stare online per noia, abitudine o distrazione.
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