Il termine ‘Technostress” (in italiano diventato ‘Tecnostress‘) è stato coniato dallo psicologo americano Craig Brod, autore del libro “Technostress: the human cost of computer revolution” (1984, Addison Wesley).
Nel suo studio Brod affronta per la prima volta il tema dello stress derivante dall’uso di tecnologie e il suo impatto sul piano psicologico.
Brod definì il tecnostress “a modern disease of adaptation caused by an inability to cope with the new computer technologies in a healthy manner. It manifests itself in two distinct but related ways: in the struggle to accept computer technology, and in the more specialized form of over-identification with computer technology“. (“un disturbo causato dall’incapacità di gestire le moderne tecnologie informatiche in un maniera sana. Si manifesta in due modi distinti ma correlati: nella lotta per accettare la tecnologia ed operare con essa, e nei più specializzati sotto forma di un eccesso di identificazione con la tecnologia del computer”).
Secondo i suoi studi di quegli anni, i disturbi principali erano ansia, affaticamento mentale, attacchi di panico, depressione, incubi, attacchi di rabbia (dovuti in particolare alle difficoltà di utilizzo dei computer e dei software) causato dall’incapacità di gestire le moderne tecnologie informatiche”.
Da quella prima ricerca, l’argomento Tecnostress ha maturato negli anni una letteratura relativamente scarsa come numero di libri monografici, ma molto ricca di studi e ricerche pubblicati in paper e in articoli scientifici che vengono periodicamente pubblicati in questo sito.
Ho compilato un primo indice degli studi e delle ricerche sul tecnostress in questo articolo, ma pubblico periodicamente come articoli tutte le ricerche che trovo, con il tag ‘ricerche‘.