
L’uso della videoconferenza ha conosciuto una rapida espansione durante i lockdown imposti dal COVID-19, diventando un mezzo cruciale per mantenere la comunicazione in ambito lavorativo, educativo e sociale. Il suo impiego intensivo ha portato a un fenomeno noto come “Zoom fatigue“. Nello specifico, il termine descrive l’esaurimento fisico e mentale derivante dall’uso prolungato o inadeguato di strumenti di videoconferenza, manifestandosi spesso con sintomi come affaticamento, ansia, stress e mal di testa.
Le cause di tale fatica sono varie e complesse. Uno dei fattori principali è l’aumento della concentrazione richiesta durante le videochiamate. A differenza delle interazioni di persona, dove i segnali non verbali e le espressioni corporee possono essere facilmente percepiti, nelle videoconferenze risulta più difficile captarli, richiedendo così uno sforzo cognitivo maggiore. Inoltre, la mancanza di contatto visivo naturale rende le interazioni più faticose, poiché senza il collegamento visivo diretto è complicato mantenere un’attenzione condivisa, aumentando l’affaticamento mentale.
Per affrontare questo problema, Liz Fosslien e Mollie West Duffy (2020) propongono alcune strategie utili. Prima di tutto, è fondamentale evitare il multitasking. Concentrarsi esclusivamente sulla videochiamata, chiudendo applicazioni distrattive e mettendo da parte il telefono, può migliorare l’attenzione e la capacità di assimilare le informazioni. Durante le chiamate più lunghe, inoltre, è utile prevedere delle pause visive, anche solo per distogliere lo sguardo dallo schermo per qualche minuto.
Un’altra strategia consiste nel ridurre gli stimoli visivi. Quando ci troviamo di fronte a immagini affollate o elementi visivi eccessivi, il nostro cervello deve elaborare una quantità elevata di informazioni, aumentando così il livello di fatica mentale e di sovraccarico cognitivo. Optare per sfondi semplici e puliti, ad esempio, può rivelarsi vantaggioso, in quanto consente di mantenere il focus sulla conversazione principale e di evitare dispersioni.
Infine, la Zoom fatigue è spesso accentuata dalla necessità di prestare attenzione a diversi partecipanti, il che può risultare opprimente. Creare un ambiente virtuale più semplice aiuta a promuovere la calma e a ridurre l’ansia che può sorgere da interazioni virtuali prolungate.
In sintesi, è fondamentale riconoscere che ogni aspetto della comunicazione digitale ha il potenziale di influenzare il nostro benessere e che l’adattamento a nuove forme di comunicazione richiede uno sforzo importante: avere qualche piccolo accorgimento può aiutare a ridurre la Zoom fatigue, rendendo le interazioni virtuali più sostenibili e meno faticose.