La tecnologia, si sa, cambia velocemente. Ma non tutti riescono a starle dietro con la stessa facilità. Per molti lavoratori più anziani, dover imparare nuovi strumenti digitali può diventare una vera fonte di tecnostress. Quest’ultimo non riguarderebbe solo il rapporto diretto con la tecnologia, ma anche le dinamiche relazionali con i colleghi più giovani.
Uno studio recente ha indagato proprio questo, ovvero come il technostress influenzi il rapporto tra lavoratori over 45 e colleghi under 35. Il risultato? Lo stress tecnologico può generare due tipi di emozioni molto diverse: invidia “buona” e invidia “cattiva”.
L’invidia buona (benign envy) nasce quando si ammira la competenza dell’altro e si vuole migliorare. In questo caso, il lavoratore più anziano può scegliere di chiedere aiuto al collega più giovane, per imparare e crescere. Al contrario, l’invidia cattiva (malicious envy) si manifesta quando si prova frustrazione o rabbia verso chi è più competente, e può portare a isolarsi o addirittura a evitare i colleghi.
Secondo gli autori dello studio, reagire con l’una o l’altra forma di invidia dipende sia dall’età che dal modo in cui una persona affronta le sfide.
Alcuni lavoratori, infatti, sentono il bisogno di dimostrare di essere sempre all’altezza, di “essere i migliori”. Questo atteggiamento può portare a sviluppare invidia distruttiva, di fronte a colleghi più giovani e competenti con la tecnologia, portando alla chiusura, ad evitare il confronto e talvolta addirittura ad ostacolare i colleghi.
Altri, invece, hanno un approccio più orientato alla crescita personale: vedono le difficoltà come occasioni per imparare, non come minacce alla propria immagine. In questi casi, l’invidia che nasce può diventare “positiva”: spinge a migliorarsi, a chiedere aiuto ai colleghi più giovani e a cercare nuove competenze, anche in ambito digitale.
Il punto centrale risiede dunque nell’idea che il technostress possa influenzare anche i rapporti tra colleghi e il passaggio di competenze. In un mondo del lavoro sempre più digitale e intergenerazionale, queste dinamiche non vanno sottovalutate: le aziende devono riconoscere la necessità di ambienti in cui il confronto tra generazioni sia positivo e costruttivo.
Per cercare di trasformare lo stress in collaborazione, gli autori suggeriscono di implementare programmi di mentoring inverso (dove i giovani insegnano ai senior), formazione su misura e, in generale, di sviluppare una cultura aziendale che valorizzi tutte le età.
Costruire un ambiente in cui le generazioni imparano l’una dall’altra, infatti, non è solo auspicabile, è una risorsa preziosa per affrontare il cambiamento e crescere insieme. Perché il futuro del lavoro passa anche da qui: sapere imparare dagli altri, senza vergogna o competizione.